domenica 1 maggio 2011

E così ho lasciato l’India. Nelle ultime due settimane ho viaggiato attraverso tutto il nord delll’Inda, dai piedi dell’Himalaya, alla residenza del Dalai lama, dalla città più sacra dell’India , Varanasi, dove la gente viene a morire per poter essere cremata sulle rive del gange dove possono quindi raggiungere il Nirvana, attraverso Bodhgaya, dove si trova l’abero sotto il quale Siddartha è diventato Buddha, attraverso Calcutta fino a Dhaka, in Bangladesh. Sono state due settimane intense, e viaggiando da solo ho incontrato e codiviso con tante persone, soprattutto indiani. Ho giocato con bambini cieci e sordi in un orfanotrofio, ho vissuto per tre giorni con un gruppo di Indiani che cercava di fregare turisti per conto di una specie di Boss (ovviamente ci hanno provato anche con me, ma fortunatamente non mi sono lasciato fregare, anche se il fatto che ci hanno provato dopo aver condiviso tanto mi è dispiaciuto) ho meditato con monaci buddhisti e sono riuscito a portar via con me una foglia dall’albero del Buddha (non l’ho staccata dall’albero ma mi è caduta sul piede mentre sedevo lì accanto….giuro J )…e tant’ altro. Spesso mi sono chiesto qual è quell’India che tutti vengono a cercare qui, tra spiritualità e pellegrinaggi che spesso sembrano tanto essere solo turismo, tra falsa povertà che ti viene schiaffata in faccia per prenderti i soldi e quella vera che spesso è troppo orgogliosa per chiedere o non conosce l’inglese, tra falsi Brahamini e Baba, e turisti in cerca di spiritualità; non c’è da meravigliarsi che tutto quindi diventa turismo, persino la povertà. Ci vorrà un po’ di tempo prima di metabolizare questa esperienza e poter capire cosa rappresenta per me questo paese. L’india è un pease meraviglioso, come i suoi figli, e come mi dissi ( e vi ho scritto) un inglese il primo giorno che arrivai: in India non c’è posto per i giudizi, ed è solo conoscendo e vivendo i due opposti che è possibile trovare la pace interiore, the middle path.

E così ho lasciato l’India e adesso sono in Bangladesh per gli ultimi 20 giorni rpima di tornare a Roma. È presto ancora per raccontarvi qualcosa di questo mia visita; è il primo giorno e ancora non ho visto praticamente niente del paese, della città e dei suoi abitanti. Sono contento, però, che da domani inizio un breve corso alla grameen bank, questo mi darà la possibilità di conoscere meglio il paese e la sua cultura.

A presto ragazzi !!!

sabato 30 aprile 2011

venerdì 29 aprile 2011

giovedì 28 aprile 2011

giovedì 21 aprile 2011

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mercoledì 20 aprile 2011

giovedì 31 marzo 2011

martedì 22 marzo 2011

Finalmente, dopo che se ne parlava da settimane in ogni angolo delle strade, dopo aver ascoltato gli accorgimenti che tutti danni ai turisti e dopo aver visto quantità di colori in polvere venduti per strada, finalmente arriva HOLI. Holi è un po’ come il carnevale e il capodanno delle festività Indiane, chiamata anche la festa dei colori (che pre l’esattezza si svolge il giorno dopo Holi)….una esperienza bellissima, forse la più bella che si può vivere qui in India….la bellissima festa dei colori. La notte di Holi, tutti si ritrovano in piazza, accovacciati per ora ad aspettare il momento in cui i roghi verranno bruciati (la festa infatti simboleggia il sacrificio di una donna, Holi, che si sacrifica sul rogo in onore a Visnhu, per cui dopo la parte religiosa si segue la processione che va in giro a bruciare diversi roghi in giro per la città). Come al solito l’india non manca di mostrare la sua contraddittorietà; prima e dopo la processione religiosa si vedono travestiti mascherati da danzatrici di ventre ballare sul palcoscenico davanti a migliaia di famiglie Indiane, i quali non sembrano per niente restii a questa visuale, contrariamente a me, per esempio. Il momento più bello, però, arriva solo la mattina dopo…..la festa dei colori. La festa si svolge per tutte le strade della città, la gente non fa altro che colorarsi a vicenda con tanti diversi colori uno sopra l’altro, augurandosi “happy holi” e facendo battaglie di colori….il gioco è sporcare gli altri, colorarsi dalla testa ai piedi. La cosa è diventata, col tempo, una scusa anche per molestare turisti, soprattutto donne. Finalmente ogni indiano è autorizzato ad abbracciare e toccare le donne per strada con la scusa di spargere i colori, quindi spesso si vedono anche scene un po’ violente, soprattutto nel pomeriggio quando ormai tutti sono fuori di testa per l’alcool. I bambini poi sono i peggio. Passano ore appostati agli angoli delle strade con acqua delle fogne, colori mischiati con oli o, peggio, merda, per sporcare il più possibile i turisti. Dalla mattina fino alla sera, si svolgono battaglie di colori ed acqua dovunque per le strade e tutti, e di dico tutti, quando vedono un turista, si fermano, scendono dalla macchina o moto se devono, e ti inseguono cospargendoti di colori….che battaglie ragazzi…non c’è tregua per nessuno; persino le mucche vengono prese di mira. Tutti, persino i più poveri e sfortunati si scordano dei loro problemi, lasciandosi dipingere il proprio corpo, come tele, con tutti i colori più belli, colori di pace, gioia, amicizia e felicità. Anche a voi, amici miei, che la vità vi offra tutti i colori con cui volete dipingere la vostra strada.

mercoledì 2 marzo 2011

Ormai è un mese che sono qui in Udaipur. Incomincio a conoscere i posti dove andare, soprattutto quelli dove poter passare qualche ora tranquillo. Vedete Udaipur è una piccola città, di quasi 1 milione di persone, ma pur sempre una piccola città. A tratti è come vivere in un paesino, i negozi chiudono tutti abbastanza presto e l’unica possibilità nella notte sono i ristoranti. La città (in cui non si trovano palazzi occidentali o bar, locali o niente del genere) in sé è molto piccola, la parte gigantesca è la periferia….. e tutti conoscono tutti; il che ovviamente è possibile soprattutto per il fatto che la maggior parte della gente non si può permettere nemmeno di andare nel centro città; per non parlare delle donne, alle quali non è permesso nemmeno di uscire la sera. La grande maggioranza delle persone, qui, è Induista, quindi ne risulta una città molto tradizionalista, di cui le donne vivono la parte peggiore. Seppur dicono che l’india sta cambiando, qui si vede poco, ed è facile notarlo in ogni piccola cosa, soprattutto riguardo a caste e sesso femminile.

Ormai è passato un mese, ad anche sul lavoro ho passato la prima fase di frustrazione. È stato difficile all’inizio; certe volte si sente che non c’è molto che noi occidentali possiamo fare, soprattutto perché non si conosce la lingua e perché comunque ti vedono sempre come un turista. Persino dentro “l’ufficio”, quasi nessuno parla l’inglese, ed quindi soprattutto difficile poter veramente iniziare a fare parte dell’organizzazione. Dall’atra parte però, noi abbiamo la cultura e la preparazione che a loro manca, dal semplice saper usare un computer, all’approccio economico, alla conoscenza della lingua inglese. Fortunatamente sono riuscito a ricamarmi un progetto che mi interessa molto, e che mi porterò come me in futuro, ma sopratutto in totale indipendenza. In pratica passo le mie giornate tra diverse NGO, chiedendo informazioni e condividendo idee (perché quasi tutti qui sono alle prime armi con quello di cui mi occupo io, quindi è un po’ come imparare insieme, scambiandosi idee e visitando villaggi per vedere come applicare quelle idee), internet caffè (per internet) e raramente in ufficio. Certe volte è eccitantissimo, altre invece sembra di non poter fare niente…Ups and Down.

Oggi è il compleanno di Shiva (uno tra gli dei più seguito in India, forse quello con più templi) Dio della distruzione (fondamentale per creare equilibrio), dio nel quale il fiume Gange fluisce, dio molto vizioso, soprattutto per fumo ed alcolici. Per la prima volta, sembra viva la città dopo il tramonto, per la prima volta, gente che si diverte, beve e balla; musica dal vivo per le strade, templi adorni di luci e di fiori. Per la prima volta la città dopo le 11 non sembra deserta (ovviamente da notare: nessuna donna indiana in giro). Sono anche andato a due templi di Shiva per la preghiera J (solo nel centro città se ne trovano a decine, da quelli minuscoli, come le madonne sul ciglio della strade, a Giagdish Temple di cui ho postato la foto). Si entra e si suona un tocco di campana (per segnalare la tua presenza davanti al dio), percussioni a tutto volume (per bloccare suoni dall’esterno e per permettere al discepolo di concentrarsi), incenso (che simboleggia il Dio che è pervasivo) , luci (che simboleggiano il dio che è luce). Il baba accende una candela ( che simboleggia il tuo corpo che si dissolve nel dio) e si raccoglie il fumo emanato dalla candela e lo si sparge sul volto. Il baba poi ti spruzza qualche goccia d’acqua santa addosso e ti mette un puntino rosso (per gli Induisti) che simboleggia il terzo occhio; per finire si fa un giro, in senso orario del tempio, per assorbire l’aurea creata dalla statua del Dio…..Bellissimo !!!

lunedì 28 febbraio 2011

lunedì 21 febbraio 2011

giovedì 17 febbraio 2011

Prima o poi sarebbe dovuto succedere comunque; Diharrea, “Lose motion” o come semplicemente la chiamiamo noi a casa: sciolta…a litri.

Ok !!! Uno potrebbe pensare che andando in uno degli alberghi più costosi della città, con vista stupenda e piscina sul tetto, mangiando una semplice pizza, che voglio dire difficilmente potrebbe contenere verdure non cucinate o altri cibi infetti, uno và sul sicuro !!!! Invece no !!

Neanche a dirlo dalla stessa notte per almeno tutto il giorno seguente, bè, ragazzi non voglio entrare troppo nei particolari, anche perché è piuttosto disgustoso, ma ho fatto così tanta acqua che mi è salita la febbre e i reni mi hanno iniziato a fare malissimo. Una giornata d’inferno nella quale il mio corpo non riusciva a trattenere niente, nemmeno fluidi, per più di 20 minuti.

Oggi già mi sento molto meglio, anche se devo dire sto avendo grossi problemi con il cibo. La situazione è preoccupante. Vedete, se mangi fuori c’è il rischio di prendere qualcosa; a mangiare a casa però non ce la faccio più, mangiano troppo pesante. Praticamente ogni cosa che cucinano qui deve essere strafritta o con oliaccio o, peggio ancora, con burro. Persino nel pane, chiapati, i quali sono pesanti già di loro perché non levitati, ci mettono litri di Burro fatto in casa, quindi molto più pesante di quello normale. Insomma sono giorni che, in casa, mangio solo riso in bianco. Finalmente ho parlato chiaramente con la famiglia; apprezzo il fatto che vogliano farmi conoscere la cultura e le tradizioni, ma anche io ho la mia dieta, la mia cultura e la mia tradizione, e, come la loro, è millenaria e radicata profondamente nella nostra vita. Presto, quindi, avrò un piccolo cucinotto nella stanza accanto dove poter cucinare quando ne sento il bisogno, ovviamente, non mi è permesso cucinare nessun tipo di carne o pesce.

La cosa, purtroppo, è quantomeno divertente a pensarci, tra la città e il villaggio si vedono cosi tante mucche, capre, bufali, cinghiali e animali di ogni sorta che, se solo non fossero così strettamente vegetariano, si risolverebbe, almeno nel breve periodo, il loro problema di mal nutrizione e fame. Certe volte, vedo cinghiali che mi passano davanti come cristiani e mi verrebbe voglia di accoltellarli e portarmeli a casa. Forse il problema più grande e che questi animali ormai si cibano solo di spazzatura: grave problema qui in India. Gli Indiani non hanno, infatti, nessuna cultura della monnezza, buttano tutto per strada, davanti casa. Certe volte ti capita di vedere la gente buttare la spazzatura dal balcone di casa e gli animali si fiondano a mangiare, non senza lotte per ottenere il primo posto. Il fatto della spazzatura purtroppo è una cosa nuova per loro. Fino a, diciamo forse, 50 anni fa, non avevano tutte queste bottiglie di plastica, buste di plastica e pacchetti di plastica, quindi tutto veniva o riciclato in diversi usi o buttato in pasto agli animali. Oggi, per strada, e persino nei villaggi, si trovano monnezzai ad ogni angolo, non senza ripercussioni sia sulla terra, resa incoltivabile, che sul loro igiene. È molto triste, ma spesso uno dei fattori che porta all’estrema povertà è proprio quello culturale.

martedì 15 febbraio 2011

giovedì 10 febbraio 2011

Oggi prima escursione ai villaggi. Direzione: ufficio di Bombora, villaggio a 55 Km da Udaipur. Sveglia alle 8 del mattino per preparativi; Appuntamento alla 9, prima delle 10 non si presenta nessuno. IST; “Indian Standard Time” qui si chima; persino l’autobus arriva quando je pare!

Ovviamente la gente attorno a me che aspetta si fionda per occupare i posti, ed è facile immaginare il perché; presto, infatti, l’autobus si riempie fino a straripare. Fortunatamente l’indiano che mi accompagna sà il fatto suo. Dal finestrino fionda dentro il suo zaino a occupare due posti per noi, ovviamente con il favore di un vecchio già seduto accanto a quei posti…ottimoJ !!!

Il paesaggio è fantastico. È ormai quasi tempo di mietitura e tra distese a perdita d’occhio di collinette aride, in stile “mancha”, campi colorati si susseguono a paesini rurali minuscoli nei quali la gente si raduna nella strada principale a passare il tempo in scialbo…. Per qualche foto dovrete aspettare, non mi andava proprio di fare il turista fuoriluogo.

L’ufficio è molto spartano ed ospita spesso anche i collaboratori per la notte, in pochi, infatti, vivono nelle vicinanze. I materassini e le coperte sono lerci; il cesso, alla turca, e la doccia, un ripostiglio nel quale la mattina li senti che si lanciano secchiate di acqua fredda soffrendo di gelo J, fanno abbastanza schifo. Da notare che la doccia qui non esiste; se non negli hotel !!! Qui la gente riempie un secchio d’acqua e con un secchiello piccolino si bagna a poco a poco. Alla cosa uno ci si potrebbe pure abituare, ma cazzo, senza acqua calda ed al freddo manco troppo..ao!!, qui la mattina fa freddo !!!

Il lavoro è molto affascinante, sfortunatamente la più grande difficoltà è addirittura comunicare con quelli che lavorano con me. Pensante che qui al villaggio, dove passerò poco tempo, uno che parla inglese c’è, in città neanche uno. I primi giorni sono stati quelli del piano di sotto a spiegarmi cosa fà la mia NGO, e mi ha detto bene, perché loro lavorano nel mestiere a livello nazionale ed è stato molto interessante.

Il tempo scorre lento e tranquillamente tra vari ed innumerevoli chai (di cui di seguito potete leggere la ricetta), le distanze spesso difficili da percorrere, i ritardi cronici e le impossibilità comunicative.

Si arriva in un paesino con qualche casetta sparpagliata e scopri che ci vivono in 60 famiglie; dovunque si vede un letto sotto un albero….. bè, state a casa di qualcuno. La gente però è molto ospitale, ovviamente tenendo conto che la fiducia è tutto; come spesso accade ci si accontenta di quel che si ha e l’organizzazione ha dovuto spendere anni per entrare nelle loro case…. Perché il punto non è aiutarli, ma aiutarli ad aiutarsi, e scusate il gioco di parole.

CHAI (tea in Hindi)

Mettete in un pentolino latte e acqua in parti uguali (anche più latte se volete), con polvere di foglie di tea, zucchero (tanto perché gli Indiani sono golosi) e un pezzetto di ginger fresco tritato. Portate ad ebollizione per 10 minuti…ed ecco fatto. Alcuni ci mettono anche il cinnamomo, o cumino o anche roba piccante, ma poi te vai a sentì male!

domenica 6 febbraio 2011

“Si finiscono le parole prima ancora di finire quell’India che tutte quelle parole descrivono. E non in una lingua, ma in molte. Non è una contraddizione in termini, ma decide tutti i termini delle contraddizioni. È la più grande e più energetica democrazia, dove la gente si disfa dei politici come della spazzatura. è un mondo a due faccia con benessere e terribile povertà; Bilionari in case di marmo e mendicanti, tra pratiche millenarie di Tantra e Twitter. Dove si vedono autostrade costruite a regola d’arte con mucche che la attraversano. Dove passano treni con più passeggeri sul tetto che dentro i vagoni”

(India Today” 29 gennaio 2011, celebrazione dei 61 anni di democrazia)

Parole in contraddizione che riescono meglio di tutto a descrive quello che è l’India.

Dopo una Settiama quasi di vancanza nella città vecchia e turistica, passata velocemente tra vari training sul quello di cui si occupano le NGO e lezione di Hindi (che presa a bene), ma soprattutto visite guidate e magnate al ristorante (ovviamente tutto pagato con albergo incluso), finalmente approdo nella famiglia che mi ospiterà per questi tre mesi. Ebbene sì, per chi non lo sapesse, starò con una famiglia indiana. Effettivamente, ho tipo un appartamentino sopra al loro, senza cucina; tutti i giorni, quindi mi aspettano per colazione, pranzo al sacco (se necessario) e cena…ovviamente tutta cucina indiana, strettamente vegetariana e molto piccante.

L’appartamento dove vivo viene usato in pratica come ripostiglio. Non che la loro casa sia più grande, anzi; solo che è disposta meglio. In questi primi due giorni ho passato un po’ di tempo con loro; sembra che ci tengano particolarmente e che siano curiosi, credo sia anche un un fatto di educazione, sono molto religiosi e ospitali, ma soprattutto ci tengono a non essere come degli estranei. La loro casta è tra le più alte, sono Brahamini, della casta dei “preti”, quella più vicina alla non-rinascita. Sono principalmente seguaci di Hanuman, il dio scimmia che aiutò Rama a salvare Sita, sua sposa. È il dio della forza e della conoscenza, chiunque lo veneri, si dice, non teme nulla nella vita perché Hanuman lo protegge, ovviamente, però, è bene compiacere anche tutto gli altri dei. Il padre possiede un negozio in un villaggio turistico; prezzi europei, quindi la famiglia se la cava abbastanza bene. Vivono modestamente e sembrano molto altruisti. Ovviamente sono molto religiosi, il padre e la madre pregano molto spesso, in ogni occasioni; prima di colazione, prima di salire in macchina, arrivati al negozio….ect ect. La madre spende molto tempo in casa, anche se le 3 aiutanti fanno tutto quel che c’è da fare, pulire, cucinare e rassettare. Il figlio Goru, ha 21 anni e sembra molto legato ai suoi genitori. Tutto sommato, mi trovo bene, anche se mi sento un po’ privato della libertà, ma è normale nei primi giorni, col tempo si verrà a creare quella routine che sostituirà la libertà.

mercoledì 2 febbraio 2011

domenica 30 gennaio 2011

Partenza ore 7:05 PM dalla stazione di New Delhi. Arrivo ore 7:30 AM alla stazione Udaipur. (the white City, the Lake city, the venice of Asia).

Viaggio in treno….scena Fantozziana: treno sovraffollato, con vagoni a cuccette da otto a letti a cabina, separate da tendine con coperte sporchissime, ovviamente solo indiani.

Consiglio per il viaggio: comprati un lucchetto e una catena e legati lo zaino!!!

Bè, devo dire che, tutto sommato, non è andato male. Tutti si son comportati molto civilmente e, visto che ovviamente non avevo lucchetto ne catena, tutto sembrava molto tranquillo; tanto che ad una certa, mentre tutti dormivano, mi son fumato uno spliff tra un vagone e l’atro J. Una delle porte esterne era spalancata, cosa pericolosissimisssima con i movimenti del treno, ma che presa bene guardare fuori col treno in corsa .

Udaipur è città stupenda, e fortunatamente ci sono stati buoni monsoni quest’anno, quindi il lago durerà a lungo, ed è bellissimo. Enorme, ed è solo uno dei 5 che stanno attorno alla città. È difficile descrivere, sembra un po’ come Gerace, si rideva J, ed è vero. Dovunque ci sono balconi per ammirare la vista del lago, ma sopratutto della città. Con i suoi templi che spuntano tra le casette, il palazzo reale sopra la citta, i due palazzi reali in mezzo al lago (se la fanno pijà a bene sti reali), ed per non mancare i fantastici Ghat.

I Ghat sono le scalinate che si immergono nel lago per consentire a chi di bagnarsi, e, alle donne, di pulire i panni. Tutte le mattine, quasi come un rito, si vedono e si sentono, donne che bagnano e sbattono forte i panni contro il marmo, ma così forte che “ti susi ca ti pare ca ci spararu a uno” !!.

La città dentro e strettissima, almeno il centro turistico, tutti vanno in giro con vespe e motorini a mille, come pazzi, con duemila apette che fungono da taxi service ( autorisciò). La notte ci sono sempre fuochi d’artifio, vuoi per un matrimonio o per una celebrazione, insomma un motivo lo trovano sempre.

Qui la gente del posto è molto più rilassata; considerevolmente non esageratamente stressante J. Ovviamente ti battono abbastanza spesso se vuoi comprare roba, ma non pressantemente. Nel pomeriggio o avuto una lunga discussione su Lost e altre serie con un Indiano. Il tipo sta seduto oziosamente davanti al suo negozio, con un ragazzino accanto che ubbidiva che faceva tutto il resto, dal servire il thè, allo spostare la moto… calcolate che io non so neanche cosà c’è nel neozio, perché non ha mai cercato di vendermi qualcosa, voleva che gli dettassi delle filastrocche italiane, di cui non conosceva il significato J. Apparentemente ha una ragazza americana che ha studiato in Italia e gli ha cantato Giro Giro Tondo.

Nella sera, al Ghat nella città vecchia, ero seduto con un indiano e il suo maestro di pittura ammirando da una parte il tramonto e accanto un piccola sfida tra mucche, testa a testa cercano ognuna di far indietreggiare l’altra…non saprei dire chi ha vinto, ma belle cornate so volate…tanto che ad una certa me ne so dovuto andare perché una mi guardava e mi cercava come per strusciarsi addosso a me.

venerdì 28 gennaio 2011

Cari amici,

e cosi, avendo qualche ora di riposo aspettando il mio treno vi scrivo.

Nel momento in cui sono atterrato a Delhi, subito tutti i miei sensi sono stati devastati da una miriadi di suoni (clacson per lo più), odori (intensi di bruciato e incenso), immagini e colori (tra il sole appena svelgio, l’umidità e lo smog tutta la città sembrava scomparire nella foschia) ….ma soprattutto persone che ti toccano, ti spingono, ti chiedono… insomma il Caos.

Prendo un taxi; il guidatore appoggiando tutte e due le braccia sul volante, fino al gomito, e non chiedetemi come ha fatto, appiccia la musica al massimo e incomincia a zigzagare per le strade attraverso una miriade di clacson, persone che attraversano la strada e militari con il turbante. Ai lati delle strade, gente che beve, piscia, si lava, vive e lavora; scimmie che si aggirano comodamente tra mucche, cani e persone. Insomma tutto quello che ci si potrebbe aspettare dalla seconda città più popolata del mondo….e vi assicuro, spaventa ….e pure tanto . Perché fin dal primo istante sembra incredibile come la gente possa vivere qui, la loro cultura appare subito così distante dalla nostra…. Eppure alla fine, non lo è mai.

Nel pomeriggio ho incontrato Hamal (credo) un giovane di 20 anni che mi ha portato un po’ in giro ( non che io glielo abbia chiesto, ma è difficile liberarsene, così lo seguo) mi porta un po’ in giro, e ovviamente non manca una visita a casa sua....così già nel primo giorno mi trovo a fare tutto quello che non dovrei fare…in poco mi ritrovo in una baracca nel cuore di una baraccopoli, circondato da 5-6 suoi amici, mangiando cibo con loro, ascoltando musica a tutto volume e fumando canne. In un primo momento penso subito a quanto sono stupido , in caso uscissi vivo da questa baracca (essendo circondato da 5-6 indiani mi vedevo già morto), sicuro mi aspetta un cagotto come pochi nella mia vita…. E invece sono ancora qui, e anche il mio culo.

Nella serata ho incontrato Aurèlie, un amica di Soraya, la ragazza di Daniele. Aurèlie è una ragazza francese, che vive qui per frequentare una scuola di ballo tradizionale Indiano. Vive qui ormai da 4 anni e non riesco a smettere di pensare “come cazzo fa a vivere in questo Caos da così tanto”…ma resisto a chiederlo J , sarebbe troppo voler giudicare un città in 12 ore.

Oggi infatti arriva la risposta a questa domanda, senza neppure chiederlo…. Prima incontro AAmukesh….un giovane ragazzo Indiano che studia il Sanskrito. All’inizio sembra solo incuriosito dalla mia barba; dice che è molto indiana e così mi consiglia di comprare un vestito tipico del posto per correre meno rischi quando giro da solo…anzi, visto che non conosco il posto decide di accompagnarmi. Mi porta in un negozio governativo, tutta gente indiana di casta alta che compra paschime e pijamas per le festività….fantastici !!!!

Gli racconto di me, di quello che sono venuto a fare in India e soprattutto della mia imminente partenza per Udaipur (questa sera alle 7) così si offre di accompagnarmi in giro per farmi vedere la vera città (ovviamente, come scoprirò in seguito, suo cugino è un tassista, e così nei giorni di festa, visto che il cugino non parla inglese, lo aiuta a gestire i clienti) …gli dico di sì , l’idea di vedere la città mi rende felice, mi dispiacerebbe andarmene senza aver visto qualcosa. Neanche a dirlo mi porta a vedere 3 templi, uno più bello dell’atro: il tempo di Anuman (dio scimmia che aiutà Rama a salvare Sita –Ramayana), il tempio si Shiva e un tempo Sikh….ovviamente lui mi mostra e mi spiega tutto ed imitandolo vedo che la gente indiana mi sorride ogni volta che mi vede pregare e toccare i piedi delle statue. È stata una esperienza bellissima; entrando in questi templi non si può non provare un brivido lungo tutto il corp, ma soprattutto è la regalità e i gesti con cui la gente porta il suo rispetto ai templi che ti pone in questo stato. Dopo un breve pasto ed un po’ di Marijuana mi riaccompagna all’Hotel. Ed è qui che arriva la risposta parlando con un Inglese, il quale mi dice…..In india non c’è posto per i giudizi, ed è solo conoscendo e vivendo i due opposti (Il caos della città ed il silenzio dei templi) che è possibile trovare la pace interiore, The middle path !!!!

Adesso lascio Dehli però….. a presto

mercoledì 26 gennaio 2011

passaggio di consegna.....

A quest ora il buon jesusbhai sarà già in terra indiana, passo a lui il blog così che la storia continui!!!!!!

ahahhaha....bellaaaaaaaaa..........il_sir